Dovendo descrivere in breve cosa il lettore troverà in queste pagine, desidero partire con un’immagine: una vecchia fotografia, oggi ormai sbiadita e finita chissà dove, del mulino di Rottanova. Per molto tempo il mio sguardo distratto di bambina ha scambiato quella specie di casa galleggiante con il traghetto della famiglia Bruson, lo stesso che mi portava, proprio in quegli anni, a casa dei nonni materni, a Pettorazza Grimani, dove la domenica pomeriggio si riuniva tutta la famiglia.
La fotografia, in un bell’ingrandimento abbellito da una cornice, ci accoglieva al nostro ingresso nella sala da pranzo, sopra il divano, dove è sempre rimasta. Lì è in qualche modo invecchiata insieme a noi, perdendo negli anni la vivacità dei suoi azzurri e del riflesso verde degli alberi nell’Adige. Gli anni filavano via veloci e quell’immagine continuava a incuriosirmi, la osservavo con attenzione crescente: ci vedevo il campanile di Rottanova, la sponda sinistra dell’Adige, dov’era la mia casa, ma quella strana imbarcazione, a guardarla bene, proprio non mi sembrava il traghetto di Marietta.
In uno dei pomeriggi a casa dei nonni chiesi a mia mamma se quello fosse il vecchio passo, mi rispose che si trattava del mulino. Mi si aprì un mondo, non sapevo nulla del mulino e mi feci raccontare la sua storia, il cui finale mi lasciò da subito un misto di amarezza e fastidio… Non lo avevo mai visto, come mai non c’era più? Bruciato? Ma com’era potuto succedere? E perché nessuno ha spento le fiamme con tutta quell’acqua lì vicino? Mille spontanei interrogativi di bambina, ai quali con pazienza risposero zia Fernanda e zio Tanin, proprio lo stesso Gaetano Cassetta, che sul mulino aveva trascorso anni a lavorare coi suoi fratelli. Una storia, quella dell’ultimo mulino sull’Adige, che fino ad oggi mai avevo pensato di mettere per iscritto, tanti dei racconti degli zii con il tempo li ho purtroppo dimenticati, allora ancora non avevo l’abitudine di scrivere in un notes le parole dei miei interlocutori e gli anni hanno cancellato molti particolari. Così, quando Graziano Garbin mi ha chiesto di mettere insieme un po’ di notizie sul mulino di Rottanova, ho subito dato la mia disponibilità, felice di contribuire a una pubblicazione in cui concentrare le notizie disponibili.
Nella prima parte di questo libro si trova una sorta di lettura introduttiva, nella quale vi sono notizie sui mulini dell’Adige, per quanto riguarda il tratto da Verona a Cavarzere. Segue una concentrazione di notizie riguardanti più specificatamente il territorio cavarzerano, messe insieme grazie al contributo di diverse pubblicazioni a cura di storici locali, vi è quindi un focus sui mulini di Rottanova, diviso in due parti. Si comincia con la storia dei mulini nella frazione, ricostruita attraverso i racconti dei familiari dei munari e di alcune persone del paese, che hanno avuto la gentilezza di condividere con me i loro ricordi. È poi presente una sorta di appendice in cui sono state raccolte le tracce del mulino di Rottanova nella narrativa e nella carta stampata, un contributo particolarmente significativo messo insieme per la prima volta grazie a questa pubblicazione.
Il tutto si chiude con un componimento dedicato al mulino di Rottanova da Livia Bruson, che suggella questo lavoro con un tocco di poesia, elemento indispensabile, in letteratura e nella vita quotidiana, per riuscire a vedere con occhi un po’ meno distratti il mondo e le sue tante meraviglie, di oggi e di ieri.
Nicla Sguotti, luglio 2015
Nicla Sguotti, Il mulino di Rottanova, Adria, Apogeo Editore, 2015